domenica 23 dicembre 2012

L'augurio di un Santo Natale

La luce di Caravaggio
Che la luce di Gesù, così ben interpretata da Caravaggio illumini il futuro dell'Europa.

mercoledì 19 dicembre 2012

La diga sta crollando. Ma nessuno ascolta le grida di pericolo.

diga del Vajont
Cari amici che ogni tanto passate di qui, vorrei esprimervi tutta la freustrazione che si prova oggi a fare ragionamenti profondi di economia.
Mi sento come quell'ingegnere che aveva compreso che la diga stava per crollare. Aveva capito i guasti strutturali e correva da tutti per avvertire del pericolo. Sindaco, parroco, prefetto e carabinieri. "attenti, la diga crolla aggiustate le crepe o almeno mettete in salvo gli abitanti del paese". Ma nessuno lo ascoltava, lo guardavano e lo ignoravano o peggio lo additavano come un pazzo pericoloso che seminava panico.

Ecco io mi sento come quell'ingegnere. Ogni giorno perdiamo un pezzo, ogni giorno le crepe si allargano ma tutti o quasi fanno spallucce.

lunedì 17 dicembre 2012

E’ necessario rendere la politica UE meno rigida.


Prima di fare qualsiasi ragionamento è necessario analizzare (se possibile anche quantificare) ciò che è accaduto. Partiamo dai dati Debito/PIL dei principali paesi UE. Basta andare su Eurostat e prendere i dati di Spagna Italia e Irlanda nel 2007 e nel 2011 e confrontarli con Germania e Francia.


Il grafico evidenzia alcune cose:
1. Nel 2007 l’Irlanda era il paese più virtuoso della UE con un debito di poco superiore al 20% e ben al di sotto del famoso 60% (regola aurea del trattato di Maastrict che nessuno sa spiegare a cosa serva e perché fu fissata proprio al 60% e non al 100 o al 40)
2. La Spagna era al di sotto del 40% e anche la GB rientrava nel famoso parametro
3. Germania e Francia erano già ben oltre il 60%
4. L’Italia era al 103 ma stava scendendo in quanto nel 1995 era arrivata al 120% ed era in un periodo di trend positivo.

Scoppia la crisi finanziaria e dal 2008 tutti i paesi aumentano il famoso rapporto, ma con dinamiche molto diverse e per ragioni tra loro diversissime:

1. L’Irlanda la cui economia era collegata alla UK con la svalutazione della sterlina e l’aumento dei tassi di interessi vede un crollo economico e una contestuale crisi del sistema bancario. Per cui il disavanzo pubblico è causato dai salvataggi delle banche e dal calo del PIL.
2. In Spagna il credit crunch causa la crisi del settore immobiliare e una grande caduta del PIL e il governo favorisce un forte aumento del debito pubblico per sostenere l’economia
3. In Italia l’aumento del rapporto debito/PIL è tutto dovuto al calo del Pil e all’impennata dei tassi di
interesse che aumentano il debito (infatti l’Italia, dal 2000 escluso il 2009 ha sempre avuto un avanzo primario positivo.
4. Germania e Francia nei 5 anni considerati hanno avuto un consistente aumento del debito/PIL (in percentuale l’aumento di Germania  e F è stato superiore a quello Italiano e l’aumento è stato causato quasi esclusivamente dall’incremento della spesa pubblica nei due paesi (esattamente il contrario di ciò che viene ripetuto sulla stampa Italiana che descrive sempre gli Italiani come delle cicale e i tedeschi come dei virtuosi risparmiatori)

In seguito analizzeremo meglio le dinamiche del debito/PIL nei vari paesi, ma già così appare evidente che ogni paese UE ha dinamiche economiche del tutto diverse e l’applicazione rigida dei parametri di Maastrict sono una iattura. Stesso discorso vale per la politica della BCE che ovviamente ha definito un tasso di interesse uguale per tutti e che non interviene come le altre Banche Centrali a difesa dei sistemi economici o bancari che di volta in volta necessitano del suo intervento. (oppure, peggio interviene favorendo alcuni sistemi a discapito di altri)
In sintesi la rigidità dei parametri di Maastrict (debito PIL 60% e deficit < 3%) e delle politiche della BCE sono assurde.
E’ come se un medico applicasse la stessa medicina a tutti i pazienti: è evidente che se un “paese” ha la pressione alta bisognerà dargli un diuretico per abbassarla, ma se un “paese” ha già la pressione bassa e gli diamo un farmaco (tasse) per farla ridurre, lo uccidiamo.
Questo è quanto sta accadendo in un sistema che è capace solamente di fare manovre pro-ciclo e mai di impostare manovre anti-cicliche.
Questo è il motivo per cui le regole UE e lo statuto della BCE va cambiato.

giovedì 13 dicembre 2012

Un ragionamento intrinsecamente giusto. Ora aspettiamo anche Bersani e Casini

Su questo Blog da molto tempo sosteniamo che la UE e quindi  l'Italia deve seguire la stessa politica finanziaria degli Stati Uniti, dell'Inghilterra e del Giappone. Oggi Berlusconi ha fatto affermazioni identiche a quanto noi affermaiamo da tempo. Ce ne rallegriamo, finalmente nella politica sono entrate argomentazioni serie. Ora speriamo che le stesse affermazioni le facciano anche Casini e soprattutto Bersani. Perchè ciò che oggi ha detto Berlusconi non è altro che riaffermare idee di derivazione Keynesiana. Idee che fino a ieri erano un cavallo di battaglia della sinistra democratica. Berlusconi le ha fatte proprie, bene ora per favore, Bersani batta un colpo anche lei. Le imprese muoiono e la disoccupazione aumenta, bisogna ritornare a Keynes soprattutto per il bene delle persone più deboli.
Le dichiarazioni di Berlusconi al PPE:
"L'Euro rischia di avere solo tre anni di vita"
Berlusconi inoltre ha ribadito la sua idea sull'Euro spiegando che "potrebbe avere davanti a sé solo altri tre anni di vita, prima che i singoli Stati tornino alle rispettive monete". L'ex premier ha rivendicato di aver "posto la questione in termini scientifici" al summit dei leader Ppe aggiungendo che se non si corre ai ripari, cioè se la Bce non comincia a stampare moneta per abbassare il costo del denaro e ridurre gli squilibri tra Stati membri, l’esito è uno solo: "Nel giro di tre anni si arriverebbe alla necessità di tornare alla moneta nazionale per pagare meno il denaro, potendo tornare a stampare denaro".
Berlusconi ha fatto l'esempio del Giappone che "ha il 238% di debito pubblico/PIL ma trova denaro all’uno per cento" e ha tenuto a precisare che "non è una cosa mia contro la Germania o l’Europa ma una preoccupazione perché ciò non accada". Secondo l'ex presidente del Consiglio,  il punto è che "c’è un’unica moneta per i 17 Stati dell’Euro ma diversi di loro pagano il denaro con molti punti di differenza l’uno dall’altro: la Germania lo paga a uno, la Grecia il 10, noi il 5 o 6. È una situazione che non può continuare a lungo e quale è il rimedio? La Banca centrale europea, cui è stata data la facoltà di stampare moneta, lo faccia mentre si è voluto che la sua unica missione fosse contrastare l’inflazione".
Berlusconi infine ha dichiarato che "noi, con molti Premi Nobel, o come Soros e molti altri, pensiamo che per poter continuare a avere l’Euro a 17 questa distanza debba venire meno perché altrimenti la competizione tra aziende non può esistere: prendete un’azienda che fabbrica microfoni in Italia e una in Germania, a lungo andare, quella italiana fallisce perché paga il denaro cinque volte di più, e quella tedesca se la compra"

Qui ci giochiamo il bene del paese, di tutto il paese e non bisogna fare distinzioni tra destra e sinistra, ma tra politiche giuste e politiche snagliate. Ciò che ha portato avanti la UE negli ultimi 15 anni è oggettivamente sbagliata. basta guardare l'effetto sul grafico della Produzione Industriale.

martedì 11 dicembre 2012

The Telegraph la pensa come noi!

L'Italia è una nazione  più ricca della Germania in termini di ricchezza (non reddito) pro-capite. Comincia con questa frase un lungo articolo dell'Editorialista economico del Telegraph. .


Se uno ha la pazienza di leggere l'articolo e non si ferma al titolo (in parte fuorviante) si vede che si citano tutte le statistiche dell'Italia (avanzo primario, indabitamento complessivo pubblico più privato etc) e si evidenzia che L'Italia è un grande paese, ma è incastrato in un sistema UE non adatto alla sua economia.
Alla fine Pritchard afferma che l'Italia sarebbe il paese che si avvantaggerebbe di più dall'uscita dall'Euro. Consiglio agli amici di leggere l'articolo in originale cliccando sul link.
Bisogna andare oltre i luoghi comuni che oggi circolano in Italia e ricominciare a far pesare la nostra forza a Bruxxelles.

lunedì 10 dicembre 2012

La domanda interna cala e fa ridurre il PIL

ISTAT: Italia, su Pil trim3 pesa domanda interna debole

Il Pil italiano si è contratto dello 0,2% congiunturale e del 2,4% tendenziale nel terzo trimestre dell'anno secondo quanto indicato dai dati definitivi pubblicati stamane da Istat, che confermano le statistiche preliminari.
L'istituto nazionale di statistica ha rivisto il Pil acquisito 2012 a -1,9% dal precedente -2,0%.
Tra le diverse componenti del prodotto si evidenzia una buona tenuta della domanda estera netta parallela a una nuova contrazione di quella interna.
 
Il Problema è sempre lo stesso: Credit Crunch + Riduzione della base monetaria (manovre recessive) = Riduzione della Domanda Interna con conseguente ulteriore contrazione del PIL.  
 

    

venerdì 7 dicembre 2012

Apple: dal 2013 ritorna a produrre in USA

Ecco un altro modo per "Creare Sviluppo":

L'ha annunciato il numero uno dell'azienda Tim Cook all'emmittente televisiva Nbc: "Abbiamo lavorato per anni per produrre sempre di più negli Stati Uniti, succederà nel 2013, ne siamo molto fieri. Saranno investiti oltre 100 milioni di dollari".
Una notizia che ha il sapore del patriottismo più puro, visto che lo stesso ad della Apple ha dichiarato che l'azienda fondata da Steve Jobs è da sempre consapevole del ruolo che ha nell'economia del Paese e desidera impegnarsi per dare il proprio contributo all'occupazione. "Stimiamo di avere creato oltre 600mila nuovi posti di lavoro", ha aggiunto Cook.
L'aziende della mela morsicata trasferì le manifatture in Asia alla fine degli anni Novanta e da allora la produzione dei gioielli della tecnologia hanno l'etichetta "made in China". Ma il 2013 è l'anno del cambio epocale, Apple tornerà a esibire la bandiera a stelle e strisce.

Sempre più spesso alcuni amici mi dicono che per i nostri figli non c'è speranza in Italia, e che devono prepararsi di andarsene. Chi si azzarda a dire che questa scelta la può fare il singolo, ma non un'intera generazione di giovani, viene tacitato come retrogrado e incapace di pensare "globale". Personalmente credo che uno stato debba fare di tutto per trattenere i migliori perchè nell'era della tecnologia sono le intelligenze a fare la differenza. Per questo l'Italia che non ha grandi multinazionali, ma cluster di PMI deve avere politiche industriali per sostenere i settori più innovativi e favorire lo sviluppo dei distretti di imprese. Per questo il divieto di "aiuti di stato" tanto cari a Monti che ne fu il paladino sono una iattura per un paese come l'Italia e per questo, la notizia di APPLE che inverte il flusso degli investimenti deve fare riflttere. Un paese deve continare a produrre anche al proprio interno. Se delocalizzi tutto, alla fine perdi la tua identità. Servono nuove politiche industriali. A questo dovrebbero servire i fondi UE, non ad accrescere la burocrazia.

martedì 4 dicembre 2012