martedì 26 febbraio 2013

L'Italia che innova e che crea sviluppo

Per creare sviluppo non basta la finanza, bisogna creare impresa e creare innovazione. Ho parlato più volte di National Instrument, l'impresa americana leader nel mondo degli strumenti di misura. NI è un esempio eccezionale di azienda innovativa che fa della conoscenza il suo driver.
Esiste in Italia una azienda come NI?

 Si esiste, non è così grande, ma è avanzatissima, ha clienti in tutto il mondo (grandissimi clienti perfino in Giappone) e si chiama Loccioni.


L'ho visitata qualche anno fa e già allora ne rimasi impressionato.

 In questi anni ha continuato a svilupparsi e a creare spin off, gemmando ulteriori imprese. Questo è il modello da seguire. Cliccate sul video e ascoltate la relazione dell'imprenditore. Non ci sono gli effetti speciali del video del CEO di National Instrument ma c'è tantissima sostanza. La Loccioni è una delle tantissime prove che gli italiani sono eccezionali e l'Italia, se vuole, è un grande paese.  Ho inserto la storia di Loccioni per dimostrare concretamente quanto affermato nell'articolo precedente. Ora questo paese ha bisogno di:
- finanza al servizio dell'impresa
- un ambiente favorevole all'innovazione
- un sistema paese che funzioni
- un azzeramento della burocrazia

Questo chiediamo alla politica, poi ci penserà l'mprenditorialità e la creatività degli italiani a "CREARE SVILUPPO"

L'Italia è un grande paese: è ora che si riprenda il suo ruolo!

Oggi è il giorno della meditazione. Finalmente le tifoserie contrapposte ripiegano gli striscioni, le invettive si placano. gli insulti calano di tono e speriamo, presto si annulleranno.

Chi ha vinto:
  • lo scrive il Financial Times, ha vinto chi è contro all'austerità.
  • la democrazia (contro il governo dei non eletti)
  • gli Italiani che vogliono essere padroni del loro destino e non vogliono vedere governi imposti dall'esterno
  • internet ha vinto sulle tv e i giornali tradizionali
Chi ha perso:
  • Monti, la Merkel e l'Europa dei burocrati (non l'Europa)
  • Il fiscal compact
  • L'europa incapace di crescere e che porta solo disoccupazione
Ora al PD l'onore e l'onere di creare i presuposti per governare. Proprio i tedeschi ci hanno dimostrato che una grossa coalizione è possibile (in Germania ha governato 4 anni). L'importante non è chi governa, ma cosa fa. Qualche suggerimento:
  1. un governo di programma
  2. l'economia al primo posto (incentivi per l'occupazione, per l'innovazione per le imprese che investono)
  3. una trattativa serrata con la UE (che non può respingerci perchè troppo grandi e importanti) per: 
    • obbligare la BCE a intervenire sui mercati senza imposizioni sul fiscal compact
    • permetterci di sviluppare un piano di investimenti senza che siano conteggiati nei limiti del pareggio di bilancio e permetterci così di fare politica industriale
    • cambiare lo statuto BCE
  4. fare un piano draconiano per ridurre la burocrazia in Italia e nella UE
Un consiglio a tutti gli schieramenti: prima usciamo dalla logica che tutto quello che ci impongono dall'estero è giusto e prima cominceremo a risolvere i problemi del nostro paese.

Su questo piccolo blog lo diciamo da mesi: il problema più grave è la politica assurda che ci viene imposta in sede UE da alcuni paesi: usciamo da questo circolo vizioso e ricominceremo a crescere.
Per farlo è necessario però riunire il paese. Per questo ci vuole intelligenza e un po' di creatività.

domenica 24 febbraio 2013

Sotto la neve, ma tutti a votare


Piazza San Prospero sotto la neve
Oggi si vota
sotto la neve.
Non do nessuna indicazione.
Però dico votate, votate
votate. Molte persone
hanno combattuto e sofferto
per permetterci di votare.
Per questo esercitare
il diritto di voto è
sacrosanto.
 
 
 





Magari andateci in bicicletta, ma tutti a votare!
 
I reggiani non rinunciano mai alla bicicletta!

 

mercoledì 20 febbraio 2013

Istat: ordinativi industriali -15,3% in un anno

L'industria Italiana sta andando a fondo.
 Dal comunicato stamapa ISTAT di oggi:

"Per quel che riguarda gli ordinativi totali, si registra una riduzione congiunturale dell'1,8%, sintesi di un calo dell'1,3% degli ordinativi interni e del 2,5% di quelli esteri. Nella media degli ultimi tre mesi gli ordinativi totali diminuiscono del 3,7% rispetto al trimestre precedente.
Nel confronto con il mese di dicembre 2011, l'indice grezzo degli ordinativi segna una variazione negativa del 15,3%. "

La cosa terribile è che in dicembre hanno cominciato a calare gli ordinativi esteri. Sintomo che la crisi sis ta estendendo alla UE, come dimostrato dal PIL tedesco -0.6% e francese -0,3% nell'ultimo trimestre.

Qui il testo completo http://www.istat.it/it/archivio/82927

E' sempre più evidente che la politica UE voluta dalla Merkel e dai Commissari UE e dal FMI è un disastro per l'Italia, ma temo dovremo ancora peggiorare moltissimo prima che la classe dirigente di questo paese alzi gli occhi e cominci a vedere il vero problema e quindi imposti la soluzione.

Crescere: tagliare la burocrazia non costa nulla. Una idea concreta: il commissario nazionale anti burocrazia

Questa crisi è ben diversa dalle altre, non è una congiuntura momentanea, è uno tsunami che ha cause che vengono da lontano, sia storicamente che territorialmente. Noi Italiani, pur non avendone colpe, la subiamo e ne siamo colpiti come mai negli ultimi 60 anni.  Il primo passo da fare per affrontarla è comprenderne la gravità e  ammettere che molte cose cambieranno in modo sostanziale.
Tutti parlano di crescere; proviamo ad individuare i fattori che limitano lo sviluppo del nostro paese e poi impostiamo il cambiamento.
Il World Economic Forum di Ginevra,  nel suo rapporto 2012/2013 sulla competitività mondiale, ha elaborato una serie di indicatori oggettivi per misurare la posizione di ciascun paese. l’Italia, nel complesso,  è al 42° posto su 144 paesi, ma il rapporto è la somma di tanti indicatori:  ad esempio ci sono tre sottoindici che fotografano la situazione italiana per quanto riguarda il quadro delle regole e il peso della burocrazia.  Qui figuriamo rispettivamente al 131° al 139° e persino al 142° posto.  Terzultimi al mondo.  Imprese e famiglie si scontrano ogni giorno con la macchina burocratica a livello locale e nazionale. Tutto questo appesantisce enormemente l’economia, toglie competitività al nostro sistema. Frena la crescita.
La proposta: cominciamo a togliere procedure, formulari da riempire, adempimenti assurdi cui far fronte, duplicazioni di documenti  tra uffici di enti pubblici diversi. Togliere, abolire, ridurre adempimenti inutili o ridondanti per semplificare la vita sia a imprese e famiglie che alla stessa macchina pubblica; rifiutare la logica del “si è sempre fatto così” o del “non è possibile perché il documento è richiesto da un altro ente” etc ; perché c’è sempre qualcuno che richiede il documento, e c’è sempre qualche regola che prescrive di presentare documenti e certificati.  Tutto questo ci ha portati ad essere 142° al mondo. E’ ora di cambiare.
Come fare: prendiamo uno dei migliori  dirigenti pubblici già in organico  in qualche ministero e lo nominiamo Responsabile della Lotta alla Burocrazia, con pieni poteri per proporre ed attuare la semplificazione amministrativa. Il Funzionario prescelto dovrebbe rispondere direttamente al Primo Ministro che deve fissare gli obiettivi concreti da raggiungere .  Chi conosce le organizzazioni complesse sa che per affrontare e risolvere un problema bisogna individuare un responsabile (non dieci, non un gruppo) e questa persona deve avere l’appoggio e la fiducia delle massime autorità dell’ente cui appartiene, che dovranno supportarlo per rimuovere gli ostacoli che i vari uffici ovviamente porranno.  Mentre scrivo sento già le obiezioni:  “ma non dipende dall'Italia, molte norme sono UE” e ancora “ le competenze sono frammentate tra uffici e istituzioni diverse”, “i sistemi informativi non sono compatibili” e poi quando tutte le obiezioni saranno finite, l’ultima scusa cui aggrapparsi: “non abbiamo abbastanza personale”.  E’ ora di cambiare. Noi Italiani possiamo dare il buon esempio per le cose che dipendono da noi e urlare a livello UE perché il cambiamento arrivi anche lì. (un piccolo aneddoto personale per far capire a quali assurdità siamo arrivati: nel 86/87, quando ho iniziato a fare progetti con i Fondi CEE per la formazione c'era un unico formulario nella CEE tradotto in 9 lingue. Noi compilavamo quello in Italiano e lo inviavamo al Ministero del Lavoro o alla nostra regione. Bene.  Oggi ci sono centinaia di format diversi, almeno uno per provincia e molti per le regioni, con sistemi informativi diversi. La delega della formazione alle regioni e poi alle provincie ha causato la moltiplicazione dei formulari e delle richieste di informazioni. Mentre i fondi erogati negli ultimi anni sono diminuiti, sono aumentate le carte da presentare, i dati da fornire, in maniera esponenziale! Il risultato è evidentre: negli enti di formazione è aumentato il personale amministrativo e sono calati i formatori. Negli enti locali sono aumentati in maniera enorme i controllori (formali). Alla fine si è realizzato un sitema sempre più formale e meno sostanziale e per di più lentissimo, dove la UE paga in ritardo, i bandi non escono, le Regioni restituiscono risorse.)
L'italia e la UE meritano di meglio!
L’appello è rivolto a chi vincerà le elezioni. Individuate in fretta la persona adatta, e possibilmente affiancatelo da un gruppo di cittadini/imprenditori, affinché sia supportato e spronato a disboscare la foresta pietrificata della burocrazia.
Ogni punto che guadagneremo nel ranking internazionale ci servirà a creare sviluppo, a creare posti di lavoro e chi porterà avanti l’opera avrà la gratitudine di cittadini e imprese.

venerdì 15 febbraio 2013

Il vero Spread: la produzione industriale UE cala, quella USA cresce moltissimo.

C'è un amico blogger che ha pubblicato una serie di dati molto  interessanti. Invito tutti a visitare il "Mio Blog di Economia e Finanza" dove, oltre a trovare il grafico che vedete sotto, ci sono una serie di tati interessantissimi sul divario crescente tra la produzione industriale USA (+3.7%) e Zona UE (-2.3%). Questo è lo Spread vero. questa è la misura del tremendo disastro epocale cui la politica UE ci sta portando.


Visitatate il Blog. E' interessantissimo.

venerdì 8 febbraio 2013

Durissima critica di Soros alla politica Europea.

Estratto dell'intervista della CNBC fatta a Davos a George Soros
GEORGE SOROS: "Well, I think that-- Germany has done what was necessary to allow the-- to make it-- clear that the euro is here to stay. And that has been a tremendous relief-- for the markets. So, calm-- has returned. The European-- banking system, the interbank market, has revived. So, there's a general sense of-- let's say, you-- almost euphoria, that the crisis is over. I think that is somewhat premature. Because the fundamental-- internal inconsistencies in the system have not been addressed. And actually-- therefore, you face-- political dangers.
 

The-- Euro is-- transforming the European Union into something very different from the original conception, which was a voluntary association of equal states. And instead of that, the financial crisis has created a two-class system within the euro, the creditors and debtors. And the creditors are in charge. So, it's basically Germany. And the policies that they are advocating, unfortunately, this austerity, is counterproductive. And it's perpetuating the financial crisis." 
Traduzionre
"L'Euro sta trasformando la UE in qualcosa di molto diverso dalla concezione originaria, che era una associazione volontaria di stati tra loro uguali. Oggi, invece, la crisi finanziaria ha creato un sistema con 2 classi all'interno dell'Euro. I creditori e i debitori. E i  creditori hano il potere. Così (il sistema) è fondamentalmente tedesco. E le politiche che loro stanno proponendo, sfortunatamente, questa austerità, è controproducente. E sta perpetrando la crisi finanziaria."

Qui il link alla traduzione integrale

Leggendo tutto l'articolo Soros arriva a profetizzare una crisi politica immensa e la fine stessa della UE (se le politiche non cambieranno).

giovedì 7 febbraio 2013

La Cooperazioni spieghi a Bersani che questa politica è suicida

Un Progetto di riqualificazione COOPSETTE
Una delle più importanti aziende cooperative emiliane (860 dipendenti + un indotto enorme) ieri ha chiesto il concordato fallimentare. L'obiettivo non è chiudere ma chiedere un sacrificio ai creditori per poter tentare la ristrutturazione e salvare il salvabile. Non sono un esperto del settore e potrei sbagliarmi, ma mi permetto di dire che questo è l'ennesimo esempio di una crisi che noi Italiani e noi Emiliani subiamo senza colpe. Ripeto non ho la certezza assoluta, ma Coopsette è una azienda solida, con una lunga storia di successi. E' un'altro esempio di aziende che nessuno avrebbe mai pensato potessero rischiare il fallimento, ma che vive, subisce una crisi enorme causata da fattori del tutto estranei al suo core business. In altre parole è il credit crunch bancario, le politiche di austerità volute dalla UE e applicate in maniera assurda in Italia che hanno aggravato oltre ogni limite la crisi e che stanno costringendo anche le aziende sane a portare i libri in tribunale.

Coopsette: grandi infrastrutture
Ma cosa stiamo aspettando? Vogliamo vedere la desertificazione industriale del Nord Italia solo per tener fede a una dottrina economica (quella della Merkel e del FMI) che in passato ha solo provocato disastri in tutti i paesi in cui è stata applicata. 

Bersani è di Piacenza, dovrebbe venire a Reggio Emilia e parlare con i dirigenti della Cooperazione invece che andare a Berlino ad assicurare alla Merkel che lui seguirà Monti nelle politiche di lacrime e sangue.

La cosa assurda è che sulla grande stampa economica italiana si ripete il mantra di Monti/Merkel e si da per assodato che ci sia una sola teoria economica e un solo modo per uscire dalla crisi.

Invece non è così!
I premi Nobel:  Stigliz e Krugman (solo per citarne qualcuno)
Grandi Paesi: USA, Giappone e UK
La storia:  la crisi del '29 e la crisi delle tigri asiatiche 97/99

Forniscono teorie diverse, mostrano scelte diverse. Oppure mostrano che l'applicazione di scelte lacrime e sangue hanno sempre peggiorato la situazione. Sevono politiche espansive:
  1. Creazione di base monetaria (stampare moneta)
  2. meno tasse per i meno abbienti e le aziende che investono
  3. Più credito alle imprese e alle famiglie per investimenti.
La UE con le scelte sull'Euro e la BCE dovrebbero servire a questo, se non lo fanno perdono la ragione stessa della loro esistenza.

E' ora che gli imprenditori si facciano sentire, è ora di urlare che l'Italia non merita l'applicazione di teorie economiche che hanno sempre condotto al disastro. Teorie economiche per di più che non sono certo patrimonio della sinistra storica.
Bersani ristudiati Keynes, prima che l'intera cooperazione si rivolti.

mercoledì 6 febbraio 2013

Italia e UE: in 5 anni L'Italia ha un saldo negativo di 22 miliardi di Euro

Finalmente un articolo interessante sul Corriere. Come sempre se si citano numeri oggettivi si capisce che l'Italia è un grande paese che fino ad ora ha contribuito alla UE in maniera enorme. Ricevendo indietro solo le lettere irricevibili di Olli Rehn
E' ora che battiamo i pugni sul tavolo e chiediamo un cambiamento radicale della politica UE.

martedì 5 febbraio 2013

I Consumi nella zona Euro si riducono in modo drammatico


Fonte: Eurostat

Oggi Eurostat ha pubblicato i dati sui consumi i Europa. Il grafico sopra è evidente. La zona Euro cala molto di più della UE a 27 - 3 in 12 mesi contro un -2 della UE allargata.
Per quanto riguarda l'Italia in 11 mesi l'indice cala di 3 punti  (manca il dato finale di dicembre)
La Germania fa un -2 in dodici mesi
La Spagna -10.3 in dodici mesi
Il Portogallo - 8.6 in dodici mesi

Bisogna rilanciare i consumi interni per rilanciare l'Economia UE riducendo Tasse ai meno abbienti e alle imprese che investono. L'unico modo per farlo ora è fornire risorse all'economia creando base monetaria. Esattamente come stanno facendo negli USA in Gran Bretagna e in Giappone.
La ricetta della Merkel e degli Eurocrati sta portando la UE al disastro economico cui seguirà il disatro politico.

lunedì 4 febbraio 2013

Il più lungo periodo di Surplus di bilancio ha portato alla più grande depressione degli USA

E' sufficente andare ad analizzare la storia economica del XX secolo e in particolare del '29 per comprendere che la politica UE voluta dalla Germania è suicida.  Tre semplici grafici sono sufficienti per far capire ciò che è successo e per ragionare su cosa fare per uscire dalla depressione economica in cui ci stiamo avvitando.
Dal 1920 al 1930 gli Stati Uniti attuarono sempre il Pareggio di Bilancio. Vedi grafico.

Fonte: elaborazione nostra su Statistiche della Casa Bianca

Il grafico è  autoesplicativo. Dopo il deficit di bilancio (I guerra mondiale 1917/18/19) dal 1920 al 1930 per 11 anni gli Stati Uniti realizzarono il più lungo periodo della storia americana in cui attuarono il surplus di bilancio. Mai prima di allora e poi, mai dopo, gli Stati Uniti per 11 anni continuativi raggiunsero un Surplus nel Bilancio Pubbico Federale.

In quel periodo (1920/30) l'espansine economica si basò unicamente sulla espansione del debito privato (essenzialmente prodotto dal sistema bancario)  come già evidenziato nel grafico di Steeve Keen.


Per finanziare lo sviluppo dell'economia il sistema bancario esagerò con la leva e mandò in bolla la borsa americana.

Furono necessari 15 anni di politica keynesaina conclusasi con l'enorme creazione di moneta avvenuta con la II Guerra Mondiale, per riportare l'Economia Americana e di conseguenza quella mondaiale al di fuori della crisi del 29.

Oggi Bernanke ha risposto alla crisi del 2008/9 con una enorme immissione di liquidità.


La UE invece a causa della ignoranza e della rigidità economica della Germania di cui lo Statuto BCE è la conseguenza, ha applicato, e sta applicando oggi, le stesse politiche disastrose che Hover applicò al sistema USA nel '29. Di fatto ci stiamo avvitando in una crisi epocale che in gran parte è causata dalla applicazione rigorosa di politiche economiche suicide che la storia ha già dimostrato essere non solo inefficaci, ma assolutamente dannose.

A corollario di quanto detto ripubblico il grafico del deficit surplus di bilancio che avevo già inserito in un mio vecchio articolo.



Il Grafico è la continauzione del grafico in blu inserito all'inizio dell'articolo.

Anche qui il grafico è autoesplicativo. E' evidente anche ad un bambino che gli USA non hanno coperto i disavanzi pubblici dal 1930 ad oggi con i surplus di bilancio (sono le piccolissime e sparute colonnine sopra lo zero). Il deficit creato è stato finanziato con la creazione di base monetaria e il conseguente sviluppo del PIL ha permesso di rendere il rapporto tra stock di debito/ PIL assolutamente sostenibile.

Bisogna meditare accuratamente su questi dati oggettivi e partire da qui per ridefinire la Mission della BCE e ridiscutere completamente la politica economica della UE.
Solo politiche neokeynesiane ridaranno all'Europa un futuro.

Bisogna cambiare la politica Europea. Lo dice il presidente tedesco dell'IFO

"La Germania dovrebbe prendere seriamente la proposta avanzata da Cameron di ridisegnare l'Europa e poi provare a sviluppare un'iniziativa con loro, la Francia e altri paesi membri, che porti piu' prosperita', pace, liberta' ed unita' in Europa".

Lo ha  detto Hans-Werner Sinn, economista  tedesco e presidente dell'istituto Ifo per le ricerche economiche.

Sinn è un economista senza peli sulla lingua che critica da molto tempo la politica UE.

Qui una sua intervista tradotta in inglese del Novembre scorso.


Dobbiamo capire che sia in Europa che nel resto del mondo ci sono una serie di economisti e studiosi di grande fama che spiegano come l'attale politica UE e della BCE sia suicida nel lunfo periodo. Sarebbe interessante che i principali giornali italiani iniziassero un fortissimo dibattito su questi temi e non abbaracciassero supinamente le teorie portate avanti dalla Merkel, fino ad ora.

sabato 2 febbraio 2013

La storia si ripete, ma i soggetti depredati oggi siamo noi

Il FMI sottomette l'Indonesia
"Un'imma­gine vale più di mille parole e una fotografia del 98 e poi circolata in tutto il mondo, si è impressa negli occhi di milioni di perso­ne, in particolare degli abitanti delle ex colonie. Michel Camdessus, di­rettore generale dell'FMI, ex burocrate del Tesoro francese, di bassa sta­tura ed elegantemente vestito, che una volta si dichiarava socialista, è in piedi, lo sguardo torvo e le braccia conserte, e incombe su un presi­dente dell'Indonesia seduto e umiliato, costretto a cedere all'FMI la so­vranità economica del suo paese in cambio dell'aiuto di cui aveva biso­gno. Alla fine, ironia della sorte, gran parte dei fondi è servita non per aiutare l'Indonesia, ma per salvare i creditori privati delle potenze coloniali. (Ufficialmente, la «cerimonia» riguardava la firma di una lettera d'intenti, imposta dall'FMI, nonostante spesso si finga che simili inizia­tive provengano dal governo del paese aiutato). (vi ricordate la lettera di Olly Rehn all'Italia ndr)
I difensori di Camdessus sostengono che la pubblicazione della foto è stata sleale perché lui non sapeva che gli veniva scattata e perché è sta­ta estrapolata dal contesto. Ma il punto è proprio questo: nei rapporti quotidiani, lontani da telecamere e giornalisti, i burocrati dell'FMI as­sumono esattamente quel tipo di atteggiamento, dal capo dell'istituzio­ne fino ai livelli piti bassi dell'organigramma. Nei cittadini dei paesi in via di sviluppo, l'immagine ha sollevato un quesito inquietante: le cose erano davvero cambiate dopo la fine «ufficiale» del colonialismo avve­nuta mezzo secolo fa? Nel vedere quell'immagine, mi vennero in men­te le firme di altri «accordi». Mi chiesi quali e quante fossero le analo­gie di tale scena con quelle delle intese che portarono all'«apertura del Giappone» attraverso la politica delle cannoniere dell' ammiraglio Perry o la fine della guerra dell'oppio o la resa dei marajà indiani.
La posizione dell'FMI, come quella dei suoi leader, era chiara: esso era fonte di saggezza, dispensatore di un' ortodossia troppo sottile per­ché i paesi in via di sviluppo potessero capirla. Il messaggio trasmesso era fin troppo evidente: nella migliore delle ipotesi c'era un apparte­nente a un'élite - un ministro delle Finanze o il governatore di una banca centrale - con cui il Fondo poteva intrattenere un dialogo significa­tivo. Al di fuori di questa cerchia, non aveva nemmeno senso cercare di parlare."

Quello appena citato, non l'ho scritto io, ma il Premio Nobel per l'Economia Joseph Stigliz nel suo libro "La globalizzazione e i suoi oppositori" (versione italiana pubblicata nel 2003 pag 40) .

E' evidente che le analogie con quanto sta accadendo oggi alla Grecia, all'Italia e alla Spagna e al Portogallo sono evidenti. Al Posto di Camdessus abbiamo la Merkel e la Lagarde o dei burocrati alla Olly Rehn, ma la ricetta è la stessa,  i sacrifici inutili, gli impegni da sottoscrivere, i gioielli di famiglia da vendere ...... tutto fa pensare ad un copione già visto.

Un copione che porta alla distruzione degli stati che sono costretti a sottoscriverlo.

Meditiamo! E poi........ ribelliamoci!