giovedì 29 ottobre 2015

LE FRODI GALATTICHE DEI 2 CAMPIONI TEDESCHI: Oggi DB ha annunciato il taglio di 35.000 dipendenti.


La caduta dei MIti tedeschi: Volkswagen è (ormai era) la più grande casa automobilistica del mondo. Deutsche Bank è la più grande banca d'Europa e una delle più grandi del mondo. In due mesi sono crollati i due miti teutonici più importanti. Ma hanno entrambi un'altro grande problema. I disastri sono stati causati da frodi, truffe, imbrogli di livello impressionante. 














Di Volkwagen si sa tutto, di DB quasi nulla perchè la stampa nostrana ed europea la ignora..


E' stata condannata 2 volte dalla UE e dalla SEC Americana e il Senato Americano nel suo studio sulle cause della crisi del 2008 gli ha dedicato l'onore di uno studio di 60 pagine dal titolo:
INVESTMENT BANK ABUSES: CASE STUDY OF GOLDMAN SACHS AND DEUTSCHE BANK 
in cui si descrivono minuziosamente tutte le sue malefatte. Cliccando potete andare al documento originale. Di DB si parla da da pagina 318 a pag 374



Il disastro di BMPS è nulla se lo rapportiamo a Deutsche Bank. 



martedì 27 ottobre 2015

La ragione vera dei grandi fallimenti del sistema cooperativo emiliano.


E’ notizia di ieri l’ultimo fallimento di una grande cooperativa edile. E’ l’ennesima crisi di una importante cooperativa del sistema emiliano, che tra fallimenti, concordati fallimentari e crisi aziendali conclamate sta espellendo migliaia di persone e distruggendo i patrimoni di decine di miglia di soci “prestatori”. Ora gli amici del sistema Coop continueranno a dire che sono casi singoli, i detrattori che il sistema della cooperazione è inefficiente e troppo legato alla politica. Non mi interessa entrare in queste diatribe. Certo quando una azienda fallisce dietro ci sono anche errori gestionali e inefficienze, ma quando è un intero sistema forse è giunta l’ora di porsi domande più serie.


Andiamo al cuore del problema:

  1. Le COOP lavorano quasi esclusivamente per il mercato interno. Vorrei far riflettere i nostri politici (molti dei quali provenienti dal sistema cooperativo siedono oggi sui banchi del governo) che la gran parte delle produzioni di beni e servizi prodotti dal sistema cooperativo sono venduti sul mercato interno. Del tutto residuale è la produzione esportata. La stragrande maggioranza delle coop opera nel settore edile, nei servizi (alle persone e alle aziende) e nella distribuzione commerciale. 
  2. La politica di austerità della UE a guida tedesca ha distrutto il mercato interno Italiano. In conseguenza di ciò, tutti settori in cui operano le Coop hanno sofferto e continuano a soffrire in maniera immensa a causa delle politiche di austerità che la UE ha imposto all’Europa dall’introduzione prima dello SME e poi dell’Euro. Tutte le statistiche e tutti gli indicatori macroeconomi indicano che i trend di sviluppo in cui l’Italia era inserita si sono prima attenuati con l’introduzione dello SME (Sistema Monetario Europeo)e poi si sono invertiti, diventando drammaticamente negativi dal 2.000 in poi.
  3. Tutti gli attori privati e cooperativi presenti nei settori trainati dal “mercato interno” sono entrati in crisi, ovviamente il settore cooperativo, quasi esclusivamente legato al mercato interno è quello che ha sofferto di più di questa situazione.
  4. Ora piccoli politici e assessoruncoli privi di cultura economica si scambieranno accuse strumentali. Altri chiederanno la difesa dei posti di lavoro (già meglio, ma non sufficiente). Tutto questo chiacchiericcio servirà solo a coprire il vero problema: la UE e l’Italia devono far ripartire il mercato interno. 
  5.  E’ necessario una radicale cambiamento della politica economica UE  e di quella italiana. E’ necessario un grande piano di sviluppo, un grande piano “Marshall Europeo” che faccia ripartire i mercati interni dei paesi UE. Un grande piano che ad esempio potrebbe mettere al centro investimenti nel settore delle energie rinnovabili, nella conservazione e messa in sicurezza ambientale e i servizi alla persona a cominciare dalla scuola.
  6. Le ricadute di un tale piano andrebbero su tutti (imprese private e cooperative e soprattutto a beneficiarne sarebbe l’occupazione)
  7. Alcuni industriali, proprietari di imprese che esportano 80/90% del loro fatturato penseranno che sono pazzo: certo anche io potrei fare decine di esempi di aziende emiliane che esportano e che guadagnano, ma nessun sistema economica può reggersi solo sull’Export, (nemmeno quello tedesco). Il motivo è semplice, per esportare sempre ci vogliono altri paesi che importano sempre e questo viola una legge fisica fondamentale: l’equilibrio dei mercati nel lungo termine, ciò che funziona per la singola impresa non può funzionare per uno stato. 
  8. In conclusione, se vogliamo sistemare il settore edile, la distribuzione commerciale, i servizi interni dobbiamo riformare i trattati UE (abolire Maastricht, riformulare lo statuto della BCE, abolire lo stupidissimo e inapplicabile Fiscal Compact) o come estrema conseguenza uscire dall’Euro. Altrimenti fra qualche mese staremo qui a dolerci per un altro fallimento e miglia di posti di lavoro persi.



martedì 6 ottobre 2015

Austerità e la deflazione portarono al potere Hitler nel 33'. L'inflazione termino 10 anni prima.

Fu l'Austerità e la deflazione a portare al potere Hitler nel 33'
* Pubblicato su 24Emilia il 25 Luglio 2014

Non c’è alcuna correlazione tra l’iperinflazione in Germania e l’ascesa di Hitler. E' importante conoscere la storia per evitare gli stessi errori.

La storia della Germania dal '23 al '33 ha un'importanza fondamentale per capire e risolvere anche l’attuale situazione economica della Ue, ripercorriamola nei suoi momenti cruciali:
  1. L’Iperinflazione terminò nel 1923 quando l’allora cancelliere Gustav Stresemann introdusse (15 novembre 1923) una nuova moneta, ilRentenmark, al posto delle vecchie banconote con tagli da 100 bilioni di Marchi. Nel giro di un anno la fiducia verso la nuova moneta ritornò e la situazione fu totalmente stabilizzata a partire dal gennaio 1924. Da allora nacque la famosa fobia dei tedeschi verso l’inflazione e si incorse nell’errore contrario di vietare tassativamente la stampa di moneta per nessuna ragione;
  2. La crisi del ‘29 colse la Germania impreparata e con strumenti di politica economica assolutamente non adeguati (ricordo che la crisi del ‘29 fu principalmente una grande crisi del credito, con conseguente mancanza di moneta); 
  3. La crisi del 29 portò ad una fortissima deflazione in Germania (vedi grafico sotto) che toccò punte di -8 % e -10% nel '31 e '32. Il tutto portò ad un drammatico cedimento del Pil tedesco (circa -20% in 3 anni);
  4. Mentre l’inflazione scendeva e la scarsità di moneta e di credito strozzava l’economia tedesca i governi che si alternavano continuavano a vietare qualsiasi manovra espansiva per paura dell’inflazione di 10 anni prima;
  5. La recessione, la mancanza di manovre anticicliche e la mancanza di moneta e credito nel ’30, ’31 e ’32 portarono ad una crisi mostruosa con chiusure di imprese e licenziamenti in massa. Una delle ultime manovre dei governi democratici fu quella di ridurre o azzerare i sussidi ai disoccupati (sempre per paura di riavviare l’inflazione);
  6. In quel contesto i governi cadevano a ripetizione e in 2 anni furono fatte 3 elezioni anticipate. Ad ogni elezione il partito di Hitler si rafforzava e nel 1933 (con un paese stremato e 6 milioni di disoccupati disperati) i Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterparte (Nazisti presieduti da Hitler) raggiunsero il 43% (maggioranza relativa) dei voti e il vecchio presidente Hindemburg fu costretto a chiamare Hitler a formare il governo. La depressione e la disoccupazione misero le premesse per la dittatura, non l’inflazione finita 10 anni prima;
  7. Poi Hitler, preso il potere, approvò un piano geniale dell’allora presidente della Bundesbank, il banchiere ebreo Hjalmar Schacht. Il piano concorse in modo fondamentale a riassorbire la disoccupazione e a consolidare la popolarità di Hitler (sic!), ma non bisogna confondere l’economia di Shacht con le tesi politiche aberranti di Hitler.
Il banchiere si inventò un certificato di credito (chiamato Mefo). I Mefo erano un circolante parallelo garantito dallo Stato tedesco, che il grande pubblico non vedeva e dunque privo di effetti psicologici, con cui la BundesBank pagava le imprese per sostenere le commesse pubbliche. In seguito Schacht (che fu processato a Norimberga e ritenuto non colpevole) spiegò d'aver pensato che, “se la recessione manteneva inutilizzato lavoro, officine, materie prime, doveva esserci anche del capitale parimenti inutilizzato nelle casse delle imprese; i suoi effetti Mefo non avrebbero fatto che mobilitare quei fondi dormienti. In realtà erano proprio i fondi a mancare nelle casse, non l'energia, la voglia di lavorare, la capacità attiva del popolo” (su questa storia esiste un bellissimo articolo di Stefano Sylos Labini che già molti anni fa riprese l’idea e la rilanciò come contributo per risolvere la crisi evidenziando gli aspetti economici/monetari che sono assolutamente distinti dalle teorie politiche di Hitler).

Schacht di fatto aveva creato moneta e con questa moneta aveva riavviato il ciclo positivo dell’economia (in quel periodo fu avviato un gigantesco piano per la costruzione di autostrade e altre infrastrutture e per l’edilizia popolare). In seguito Hitler utilizzò la rinata forza dell’economia tedesca per produrre armi e munizioni che portò al disastro della II Guerra Mondiale, di questo sì che bisogna avere paura.

Ora ci ritroviamo nella stessa situazione:
  • depressione economica (in Italia la produzione industriale dal 2008 è calata del 25%);
  • disoccupazione che in Spagna è al 25% e in Italia è in costante crescita;
  • imprese che chiudono e interi pezzi dell’economia che rischiano di scomparire per sempre.
In queste condizioni la Ue dovrebbe attivare risorse (qualcuno li chiama Eurobond ma ci torneremo) per riavviare il ciclo virtuoso e riportare produzione industriale e occupazione vicino al loro corretto potenziale. 
La mia preghiera è di attivare ora tutti gli strumenti macroeconomici per riavviare il ciclo. Facciamolo subito sotto il controllo di governi democratici che indirizzino le risorse verso una economia di pace. Evitiamo che la depressione e la disoccupazione ricreino le condizioni per la dittatura. L’intelligenza dell’uomo e l’economia vanno utilizzati per favorire l’occupazione e la democrazia. Ricreiamo le premesse per un’Europa che cresce. 

Usiamo la storia in modo corretto, non usiamo lo spauracchio della Repubblica di Weimar per ostacolare manovre di sviluppo.

La storia ci dice che l’inflazione finì nel 1923 mentre nel '32 l’inflazione era -10% mentre la disoccupazione era di 6 milioni di persone. Lo ripeto fino alla noia. Questi sono i dati reali su cui basare la storia e su cui riflettere per uscire dal dramma della crisi della Ue di oggi. La politica delle grandi democrazie riprenda il sopravvento.

NB: La mia condanna per il Nazismo e le sue aberrazioni è totale e questo articolo ha il solo fine di spiegare manovre monetarie che la storia ha voluto fossero attuate proprio in Germania, Paese ora egemone della Ue. Naturalmente il mio intento è assolutamente contrario: utilizzare macroeconomia e moneta per evitare governi dittatoriali.